La tendinopatia calcifica è una malattia della spalla caratterizzata dalla presenza di depositi calcifici multifocali e cellulo-mediati nel tessuto vitale tendineo.

Nella popolazione caucasica ha una prevalenza stimata tra il 3 e il 20%.

Colpisce prevalentemente il sesso femminile tra i 30 e i 50 anni.

L’articolazione della spalla sopporta un considerevole sovraccarico funzionale, rendendola suscettibile a microtraumi frequenti. Questi, se ripetuti nel tempo, possono evolvere in una sindrome dolorosa. La vulnerabilità a tali disturbi non è attribuibile esclusivamente al possibile logorio delle strutture articolari, ma anche a una diminuita resistenza dei muscoli e dei tendini responsabili della sua stabilizzazione.

La teoria maggiormente riconosciuta sostiene che l’origine di questa patologia sia da attribuirsi principalmente alla degenerazione dei tendini causata dalla ripetizione di microtraumi e dall’ischemia locale, che porta a una ridotta concentrazione di ossigeno nel tessuto tendineo.

Il tendine più coinvolto è il sovraspinato (80% dei casi),

seguito dall’infraspinato (15%)

e dal sottoscapolare (5%).

Si manifesta in maniera variabile, in relazione alle dimensioni del deposito calcifico e allo stadio di evoluzione della patologia.

Oltre il cinquanta per cento dei depositi di calcio rilevati tramite tecniche di imaging non manifestano alcun sintomo. Negli altri casi, i pazienti possono soffrire di dolore cronico legato all’attività fisica, debolezza muscolare, gonfiore localizzato e una riduzione variabile della capacità di movimento articolare della spalla.

Il dolore tende a intensificarsi durante le ore notturne. Gli episodi di forte dolore possono persistere da pochi giorni fino a diverse settimane e possono diminuire spontaneamente anche in assenza di trattamenti, lasciando posto a sintomi meno gravi che possono comunque continuare per anni.

La diagnosi si fonda principalmente sull’analisi clinica, un attento esame anamnestico e l’effettuazione di un esame obiettivo approfondito, che include l’applicazione di test specifici per valutare la funzionalità della cuffia dei rotatori.

Alla clinica possono essere associati, soprattutto nei casi asintomatici, alcune metodiche di imaging, in particolare la radiografia convenzionale, l’ecografia e la RMN.

Le opzioni terapeutiche di tipo conservativo comprendono:

Solo nei casi refrattari alla terapia conservativa si prende in considerazione l’intervento chirurgico.

Il trattamento della tendinopatia calcifica della spalla mediante Onde d’urto focali ESWT (onde acustiche caratterizzate da un elevato picco pressorio (> 500 bar), un rapido innalzamento della pressione (< 10 ns) e una breve durata (< 10 ms)) è in grado di innescare l’attivazione di mediatori responsabili di specifiche reazioni biologiche (meccano-trasduzione). Tra questi mediatori si ritiene di grande importanza l’ossido nitrico, al quale si riconosce un ruolo indiscusso nei processi di riparazione e rigenerazione tissutale. La terapia con onde d’urto provoca inoltre effetti antiflogistici, antiedemigeni, angiogenetici, analgesici e riattivazione di processi riparativi tissutali.